Sapienza 9,13-18; Salmo 89 (90); Filèmone 9b-10.12-17; Luca 14,25-33
«Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?».
Alla domanda rispondiamo con una preghiera: «Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, Padre, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo Santo Spirito?».
Alla preghiera segua una meditazione: «I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima». Per la debolezza degli uomini Dio stesso li istruisce su ciò che è buono \ bello «per mezzo della sapienza».
La decisione, l’opzione fondamentale umana, seguire o meno la Parola è una scelta personale e, per essere tale, bisognosa del conforto dei fratelli. Temporaneamente siamo soli: il tuo fratello «è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre».
La parola di Dio non è una filosofia o politica o dottrina economica: insegna, invece, come esser cristiani dentro un sistema politico, economico, filosofico, sociologico predisposto dalla intelligenza, talvolta o spesso presunta e manchevole, dell’uomo.La parola di Gesù sorprende: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo». L’interpretazione di questa parola di Gesù è spesso errata: il Vangelo non dice che sia necessario disprezzare padre o madre per poter apprezzare Dio. Afferma che non si può porre in alternativa l’amare Dio con l’amare ciò che più a noi sia caro. Dio ama l’uomo sua creatura e le due realtà, divina ed umana, possono ben convivere. L’ideale è questo convivere: amare senza misura è mettere insieme, non dividere; saper condividere la festa anche quando la festa divenga lutto: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo».
La giornata cristiana è simile all’attesa delle nozze: preparare olio e lampade per dare luce anche nella notte più buia.
Ai malvagi, amanti di lotte e divisioni, di guerre, l’invito è rivolto: imparino, davanti all’amore, almeno il discernimento dei fini da raggiungere e dei mezzi da usare. «Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?». Si prendono decisioni senza essere adeguatamente preparati e nella non conoscenza – ignoranza dei mezzi da usare. Il Vangelo in parole più esplicite avverte i contendenti: «quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?».
La voce di Dio parla; a questa si deve aggiungere l’ascolto fiducioso della parola dei fratelli. Paolo stesso chiede aiuto per comprendere la bellezza: «non ho voluto fare nulla senza il tuo parere». E con autorevolezza, corregge il fratello perché accolga un amico «non più come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo». Oggi si vuole una guerra per supremazie politiche ed economiche e chi lo fa si dice cristiano! Chi sta combattendo cerca di collocare Gesù Cristo, il Padre e lo Spirito dalla sua parte. La menzogna non ha limite. Il Demonio è sempre, per sua natura, mentitore.
Qualcuno si illude su una possibile vittoria? Il Vangelo avverte: «Mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace». Governanti improvvidi ordinano e gli altri, servi, pagano amaramente scelte vergognose. Troppe volte viene applaudito chi, poi, sarà condannato e messo al muro.
Chi aizza al combattimento per il possesso è condannato dal Vangelo: «Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

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