Isaìa 2,1-5; Salmo 121 (122); Romani 13,11-14°; Matteo 24,37-44
Consiglio o minaccia?
«E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno»: ecco un saluto al quale non sembra sia stata mai data risposta.
Sono state date risposte numerose e frequenti ad altri inviti dai quali il Vangelo chiede di allontanarsi: «Non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie».
Abitudinari da sempre, pronti ad accogliere altri inviti: «Mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito». Il problema non è il ‘prendere moglie o marito’ e ogni altra scelta, ma il fatto che «non si accorsero di nulla». Stiamo costruendo un uomo ‘indifferente’.
Ci si sveglia quando non c’è possibilità di reagire: il «giorno in cui Noè entrò nell’arca, venne il diluvio e travolse tutti».
Il Vangelo parla più volte del saper riconoscere i ‘segni dei tempi’ perché «così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo».
Se non siamo stati vigilanti nella vita, non lo saremo neanche nell’ultimo giorno. Né lo vorremo. Non sarà il Giudice a condannare: una esistenza, se vissuta senza Dio, non riterrà necessario averlo presente al termine dei giorni.Il Vangelo non è un mezzo di condanna, è un annuncio giustificatore: c’è ancora tempo, anche se «la notte è avanzata, il giorno è vicino». Si richiedono, sono necessarie, scelte d’amore per un cammino di bellezza ancora e sempre possibile. Il Signore non ha bisogno di tempo né ha bisogno di attese: «Oggi sei con me» e l’essere con Lui sarà, è, Paradiso. «Adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti». E, comunque, sarà più agevole passare a desiderare il bello che il contrario: l’utile.
Il «vegliate: il Signore vostro verrà» è l’oggi. Il ‘vegliare’ è lo star svegli, solleciti, solerti, all’opera per realizzare il cielo in terra. Il Signore è più vicino di quanto crediamo e non attende il morire, attende il vivere, e sentirlo camminare accanto «nell’ora che non immaginate» e, se lo desideriamo intensamente e sembra non ci sia, è qui, accanto, e aiuta a muovere i passi che sembrano stanchi. Non sembra vero, ma «tenetevi pronti: viene il Figlio dell’uomo».
Proprio in questi giorni nei quali sentiamo il frastuono di una guerra fratricida e sacrilega è il momento di «spezzare le loro spade e farne aratri; delle loro lance farne falci». Che «una nazione non alzi più la spada contro un’altra nazione». Smettiamola di produrre armi ed «imparare l’arte della guerra. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce; comportiamoci onestamente, come in pieno giorno».
Invochiamo la presenza degli altri fratelli: «Venite, camminiamo nella luce del Signore; rivestiamoci del Signore Gesù Cristo».