Gènesi 14,18-20; Salmo 109 (110); 1 Cor 11,23-26; Luca 9,11b-17
Non posso fare altro che, in termini moderni, inoltrarvi, ciò che da S. Paolo ho ricevuto:
«Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso:
Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito,
prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:
«Questo è il mio corpo, che è per voi».
«Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue;
fate questo, in memoria di me».
Lo faccio per ricordare a me ed a voi che
«Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice,
voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga».
Riguardo al resto della nostra vita, dal Vangelo inoltro l’invito di Gesù a non pensare che soltanto lui sia chiamato a risolvere i problemi dell’umanità perché a noi dice: «Voi stessi date loro da mangiare».
Sentendoci sperduti di fronte al mare di iniquità nel quale viviamo, seppur malvolentieri, dobbiamo ancora una volta rivolgere a lui la ripetuta parola: Signore «Non abbiamo che cinque pani e due pesci».
Che Gesù ci inviti a risolvere i problemi dell’ingiustizia umana e come un giorno «Egli» ci aiuti ad alzare «gli occhi al cielo», prenda «i cinque pani e i due pesci», li spezzi, ce li consegni «perché li distribuissimo alla folla».
Così «tutti mangeremo a sazietà» della sua Parola e del suo Pane e saremo in grado di alzare mani e occhi al cielo e proclamare: «Benedetto sia il Dio altissimo».