Isaìa 9,1-6; Salmo 95 (96); Tito 2,11-14; Luca 2,1-14
Buon Natale
La storia attuale nella notte di Natale: una luce in fondo al tunnel. E nel tunnel siamo noi: guardare lontano e scoprire il percorso, non i binari, da seguire: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce».
Sui binari di leggi assassine cammina «ogni calzatura di soldato che marcia rimbombando e ogni mantello intriso di sangue», ma questi «saranno bruciati, dati in pasto al fuoco»: che venga presto, Signore, la fine del tunnel.
C’è un percorso da seguire: «un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio». Sarà bello crescerlo. Lo «farà lo zelo del Signore»: sta a noi permetterlo, spalancare gli occhi davanti alla luce in fondo al tunnel.Come accadde la prima volta, accada ancora oggi: un decreto che stabilisca la pace su tutta la terra.
Soltanto Ciro, re dei persiani, è ricordato nella Sacra Scrittura come mandato da Dio per ristabilire con la libertà la pace. La Sacra Scrittura è confermata dalla Storia: gli altri ‘potenti nel mondo’ hanno scatenato guerre ed oppressioni. L’uomo cristiano è chiamato a sconvolgere la presente storia di morte.
Nell’impero di Roma «un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il primo censimento quando Quirinio era governatore della Siria». Rispettosi della legge «anche Giuseppe insieme a Maria, sua sposa, che era incinta» andarono, per «farsi censire», in una piccola cittadina, forse «la più piccola tra le città di Giuda, chiamata Betlemme». «Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto». Cercarono un rifugio e non lo trovarono: «per loro non c’era posto nell’alloggio».
Il dramma dell’umanità: dare accoglienza alla speranza!
Sarebbe bello, ancora oggi, avere un uomo, come Giuseppe, una donna, come Maria, che «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia». Avere altri Giuseppe, altre Marie, altri Pastori. Agli ultimi fu rivolto l’invito. Ed ecco il saluto: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo. Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». Un artigiano, la sposa, il bambino dovettero nascondersi all’ombra di umili pastori. Soltanto loro erano capaci di ascoltare, credere, accogliere. Altri più potenti lo avrebbero deriso, rifiutato, ostacolato, ucciso, se fosse stato già allora possibile.
Abituati a circondare di gloria la scena pastorale del presepe ne dimentichiamo la povertà e la semplicità. «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Subito, solleciti, accorsero, videro, credettero. Il Vangelo non lo dice, ma i pastori donarono una piccola casa da abitare: quando giunsero i Magi d’Oriente trovarono la piccola famiglia in una casa, non in una stalla.
I soli pastori udirono dal cielo il canto: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Chi ha creduto ha anche ascoltato: «Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio».
Siamo chiamati a vivere «nell’attesa», capaci di «rinnegare l’empietà e i desideri mondani e vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà», coscienti «della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo».
Fratelli, i primi discepoli ricordano che «Egli ha dato se stesso per noi» ed invitano al percorso iniziato da Dio «per riscattarci da ogni iniquità». Siamo chiamati a «formare un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone».
Il Natale non è essere chiamati a rievocare un evento pastorale passato e trasformarlo in rievocazioni storico – folcloristiche utili a disperderne i significati e lì spettatori passivi pronti ad applaudire o fischiare, bocche aperte e mute davanti ad ogni evento sempre guidato da oppressori di dignità ed identità.
Il Natale è invito alla conversione, a contemplare Gesù; impronta di letizia familiare. Sia consentito crescere un bambino. Responsabilità e colpe abbiamo: attribuire al Natale una immagine commerciale, turistica, deviata dal segno iniziale: bambini nascono sotto bombe e missili, mancanza di cibo e di acqua. Non consentiamo questa immagine: inutile dolersi per la mancanza di addobbi luminosi quando i fratelli sono immersi nel sangue, nel ghiaccio e nella fame. Vendita di armi, energia, combustibili sostituisce la povertà gloriosa della grotta di Nazareth.
La ciotola di riso abbia ancora il bambino che la mangi! Ciocche di capelli possano essere ammirate su donne percosse. Divenga Natale! Giunga, da Roma e da Babilonia, un editto di libertà, giustizia, pace.