Marco11,1-10; Isaìa 50,4-7; Salmo 21; Filippési 2,6-11; Marco 14,1 – 15,47
«Gesù Cristo è Signore!»
“Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare”. Dal Cantico delle Creature di S. Francesco una riflessione: qualcuno si può sentir adeguato agli eventi della Cena, della Passione, della Morte e della Resurrezione di Gesù? Qualcuno ha la capacità di amare come Gesù ama?
Una giornata di popolo plaudente termina in promessa di tragedia. Non servono applausi a «Cristo Gesù, che, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma assunse una condizione di servo, diventando simile agli uomini».
«Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce». Per togliere la vita a Gesù «promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro». Gesù ne era a conoscenza: «Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà».
Gesù non permette che qualcuno affermi ‘Io non sapevo’: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù non segue interessi di parte e tutti lo sanno. L’atteggiamento dei malvagi diviene sfida nel momento più duro: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso!». «Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Gesù ricorda ciò che è stato profetizzato: «Mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi».
L’Amore non pensa a se stesso. L’Ora di Gesù è l’Ora dell’Amore: «Gesù, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine». Il desiderio di Gesù è che «io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli». Nella Cena si alza da tavola, lava i piedi dei discepoli come il più umile dei servi e celebra una vita diversa, non un ‘rito’: «Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza».
Il dono del Padre è la sua continua presenza: «Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro».
«Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi».
Poco dopo la Cena, Gesù, Dio e perfettamente Uomo, «cominciò a sentire paura e angoscia» ed invocò il Padre.
Nel momento supremo si sentì abbandonato e gridò a gran voce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». La morte della carne fa sentire il suo peso: è sofferenza e dolore, ma non ha più potere su Gesù: «Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli». Così ci coinvolge, se accogliamo l’invito: «Lodate il Signore, voi suoi fedeli».
Stava Maria sotto la Croce, aveva vicino Giovanni ed alcune donne. A Maria dice: «Ecco tuo figlio». A Giovanni: «Ecco tua madre». Altre brevi parole precedono e seguono ed infine «Gesù, dando un forte grido, spirò».
«Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre».
(didon)